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Tra dicembre 1989 e la primavera del 1990, l'Italia fu attraversata dal movimento studentesco detto la Pantera, una protesta che mise sotto accusa le difficili condizioni di vita e di studio, ma anche il malaffare nella gestione dei servizi attraverso gli appalti ai privati, una privatizzazione che il disegno di legge dell’allora Ministro Antonio Ruberti prometteva di accelerare.

Mesi di riflessione e lotta raccontati nella mostra documentaria “La Pantera siamo noi. Il movimento studentesco del 1990 tra protesta, progetti, speranze”, visitabile dal 5 dicembre (inaugurazione ore 16.30) al 3 maggio presso il Museo Europeo degli Studenti - MEUS del Sistema Museale di Ateneo dell’Università di Bologna.

Il movimento, il cui nome deriva da un episodio di cronaca, una pantera avvistata vicino Roma e mai catturata, graffia per diversi mesi la politica italiana su temi che uniscono una generazione investita dall’urto neoliberista, intimorita dalle trasformazioni economiche e sociali in corso, ma intenzionata a esprimere le proprie rivendicazioni e i propri progetti.

Organizzata dal Sistema Museale di Ateneo - presso il Museo Europeo degli Studenti - e dall’associazione culturale Pantera 90 Archivio, con il coordinamento scientifico di Maria Pia Donato e Sabina Pavone, l’esposizione ripercorre la traiettoria del movimento studentesco dagli esordi alla dissoluzione, articolandosi in sei nuclei tematici:

La crisi del sistema universitario e gli esordi del movimento”. Il racconto prende il via da Palermo, dove gli appalti erano infiltrati dalla mafia. Qui, la comunità studentesca fu la prima a denunciare sia il malaffare sia la riforma Ruberti. Dopo le occupazioni iniziali del dicembre 1989, il movimento prese il nome evocativo di Pantera e, nel gennaio 1990, si diffuse capillarmente in tutta Italia.

Il Movimento e i mass media”. A connettere studentesse e studenti italiani furono strumenti telematici come telefono e fax, insieme a una rete proto-internet che collegava i dipartimenti scientifici, mentre in ogni facoltà una commissione curava la comunicazione, con collaborazioni dirette con testate come il Manifesto e Avvenimenti. La protesta si avvalse anche della televisione e si dotò di organi di controinformazione e di pratiche di video-attivismo.

Le proposte politiche degli studenti”. Studentesse e studenti vedevano nella riforma Ruberti un aggravamento delle disparità tra Nord e Sud e tra settori umanistici e scientifici, e risposero con proposte su didattica, finanziamenti e diritto allo studio, discusse in assemblee di facoltà, poi di ateneo, con un metodo di democrazia diretta non immune da tensioni tra gruppi.

Il rapporto con i partiti”. Considerandole espressione della crisi della cosiddetta Prima Repubblica, studentesse e studenti rifiutarono in primo luogo le forze del cosiddetto CAF (Craxi-Andreotti-Forlani, rispettivamente segretario del Partito Socialista Italiano, capo del Governo e segretario della Democrazia Cristiana) ma, in un contesto di attacco al Welfare State, non si sentirono rappresentati da nessun partito tradizionale.

Le facoltà occupate tra quotidianità, fantasia e ironia”. Le facoltà divennero luoghi sottratti alla loro funzione istituzionale, ma non alla loro vocazione culturale. La musica occupò un posto cruciale, unendo le facoltà alle radio libere e ai centri sociali autogestiti. L’ironia e l’autoironia caratterizzarono l’espressione artistica, trasformando le università in spazi di vita dove le studentesse e gli studenti si riappropriarono dei luoghi e intrecciarono nuovi legami politici e personali.

Il percorso espositivo si conclude con l'analisi di “Nuove soggettività, nuove lotte”. Nei mesi della protesta si affermarono i temi del genere e dell’inclusione, unendo nonviolenza, antirazzismo ed egualitarismo. Su tutto emerse il protagonismo delle studentesse: rispetto ai movimenti precedenti, la Pantera fu un momento cruciale per la partecipazione e la leadership politica delle ragazze. Nonostante l’esperienza si sia chiusa in pochi mesi, la Pantera ha lasciato in eredità il suo spirito ai movimenti successivi contro la guerra, la violenza di genere e razziale, la globalizzazione neoliberista.

Maggiori informazioni

La Pantera siamo noi. Il movimento studentesco del 1990 tra protesta, progetti, speranze

Fino al 3 Maggio 2026 , la mostra che ripercorre la traiettoria del movimento studentesco del 1990, dagli esordi alla disgregazione.