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Anno accademico 2006-2007. E’ il 919° dalla fondazione dell’Alma Mater

Cerimonia di apertura in Aula Magna, sabato 25 novembre, con il discorso inaugurale del Rettore Calzolari e gli interventi del Ministro Pierluigi Bersani e dei rappresentanti di studenti e personale. Affidata al prof. Emilio Pasquini la prolusione su Giosuè Carducci.
inaugurazione anno accademico "Più facile spezzare un atomo che un pregiudizio". Cita Einstein il rettore Pier Ugo Calzolari, nel suo discorso di inaugurazione del nuovo anno accademico, che è il 919° dalla fondazione del più antico Ateneo del mondo occidentale. Il lungo corteo di togati ha appena finito di sfilare tra due ali di folla costituita da docenti, studenti e personale ed ha preso posto, mentre nelle prime file del pubblico siedono le principali autorità religiose e civili della città e della regione, o i loro rappresentanti. Il pregiudizio, spiega Calzolari, é frutto di quella rappresentazione dell’Università italiana, "come un universo disgregato ed entropico", a cui contribuiscono in tanti a cominciare dal "fuoco amico che si è concentrato sull’università" e che fa danni presso l’opinione pubblica e presso il Parlamento, dove per esempio si fa distinzione tra i finanziamenti per l’università e per la ricerca.

Tutti si aspetterebbero di ascoltare il "gemito che con legittima ostinazione tutti i rettori levano di questi tempi", è il suo esordio. Invece l’Alma Mater, non solo è in grado di guardare con fiducia al futuro, ma può anche passare in esame con "motivata fierezza" il lavoro prodotto lo scorso anno. A cominciare dalla qualità della ricerca. "Abbiamo dovuto attendere il Ministro Mussi – precisa il Rettore – per sentirci dire che la nostra ricerca è sì scarsa, perché scarse sono le risorse ad essa destinate, ma di qualità eccellente".

Considerare prioritaria la ricerca significa non solo mirare alla qualità di tutte le altre funzioni come didattica, internazionalizzazione, capitale umano e gestione, ma anche "spostare il baricentro sui giovani". Il Rettore non manca di ricordare come nella passata legislatura "mentre il Ministro pro-tempore aboliva il ruolo dei ricercatori, "noi ne immettevamo nei ruoli 425 in poco più di due anni, la maggior parte con fondi di turn over ma molti con finanziamenti del tutto nuovi".

In nessuna parte del mondo occidentale le università assorbono tutti i giovani che in varie forme alimentano la loro ricerca. Ecco allora che diventano importanti iniziative come il trasferimento tecnologico e il supporto alla creazione d’impresa. "Noi lavoriamo intensamente in questa direzione" precisa il Rettore, portando ad esempio le esperienze di T3lab, Spinnner, e le collaborazioni con Pritt e Aster.

Ma in materia di ricerca si impone anche una riflessione autocritica per tutti gli atenei. E Calzolari punta l’indice contro vistose insufficienze nell’organizzazione della ricerca e una sorta di "balcanizzazione" che fa perdere parecchie occasioni in campo internazionale. Di qui un sistema di ricerca che l’Ateneo bolognese si è dato, una "nuova architettura gestionale e non una soprastruttura in grado di potenziare l’autonomia e la creatività dei ricercatori". Tutta teoria? Nient’affatto. Ancora una volta il Rettore porta a sostegno i numeri: "Delle 33 piattaforme tecnologiche avviate a Bruxelles per fornire contenuti al VII Programma Quadro, ben 28 vedono la presenza di Unibo".

Si conferma l’eccellenza dell’Alma Mater nel campo dell’internazionalizzazione. In continua ascesa il numero degli studenti regolarmente iscritti (4.500, ovvero il 4.5% del totale), a cui vanno aggiunti quelli di scambio (circa 2000), oltre ai 1300 che hanno frequentato le Summer School. Senza contare le attività del Collegio di Cina, che compie un anno, e quelle della sede di Buenos Aires.

"In una struttura complessa come Unibo nulla di grande si farebbe nelle attuali condizioni finanziarie senza una certa dose di entusiasmo". Il Rettore affronta la tematica degli strumenti di gestione e nomina alcuni tra i progetti più avanzati nel campo delle risorse umane come i Cantieri di riorganizzazione (a San Giovanni in Monte e a Ozzano), ma anche progetti come quello della dematerializzazione dei documenti (Knowledge Managemet), il sistema informativo integrato SIA.

Progetti di innovazione che non sarebbero resi possibili se non sostenuti da supporti strumentali di portata adeguata. La firma digitale, il Portale di Ateneo con i suoi imponenti numeri di visitatori, la macchina informatica con i suoi 70.000 computer collegati e la rete Almanet in Romagna. E ancora le 98 biblioteche con oltre 17.000 riviste consultabili in rete e 5.000 posti per la consultazione dei volumi. Vorrebbe il Rettore avere più tempo per nominare tutti i progetti e scendere nel dettaglio. Ma deve nel suo discorso affrontare anche altri punti importanti. Come la didattica. A Bologna (ancora un pregiudizio da sfatare) non c’è stata quella "scorpacciata" di corsi giustamente biasimata altrove. Quest’anno sono calate del 2% le matricole, dato leggermente inferiore a quello nazionale, ma soprattutto si è sensibilmente ridotto il numero dei fuori corso (da 36,4% a 23,3%).

Non manca poi il riferimento alla Romagna. Calzolari lo fa rivolgendosi direttamente ai sindaci delle città romagnole o ai loro rappresentanti seduti in prima fila. "In Romagna noi non abbiamo fatto crescere solo didattica di qualità, ma vi abbiamo trasferito anche un’attività di ricerca florida e ricca di ricadute locali".

Ma l’Alma Mater non è nulla senza i suoi "carissimi" studenti. Per loro impegni che vanno dal sostegno finanziario per le associazioni, al supporto allo studio, ai servizi tra cui i progetti di orientamento al lavoro, all’attenzione per le tutt’altro che facili politiche abitative. "Un anno fa lanciai l’ipotesi di 1000 posti alloggio in 5 anni. Progetto arduo che però sta facendo passi in avanti inaspettati".

Poi il personale per il quale il Rettore fa riferimento al contratto integrativo appena firmato "che prevede un avanzamento orizzontale per il 100 % del nostro personale", con relativo aumento stipendiale. Un occhio di riguardo alla formazione "Sono stati 350 i corsi e seminari organizzati a fronte di una media nazionale del 46 e 5.000 le ore erogate a fronte delle 1800 in media nel resto del paese.

E si avvia alla chiusura riservando un inevitabile cenno alla questione finanziaria e alle ripercussioni sul bilancio. "Dovremmo ricordare che da quattro anni i nostri bilanci ingoiano tutti gli incrementi di stipendio del personale docente stabiliti da leggi dello Stato". E l’azzerato programma di riequilibrio finanziario penalizza non poco Bologna, che si discostava di ben 13,5 punti percentuali. Ecco perché anche se l’Ateneo accetta la "due diligence" del Ministro Padoa Schioppa (con tagli del 20% nei Dipartimenti e nelle Facoltà e del 25% nell’Amministrazione generale) parte un monito: "al di là di questo sacrificio per noi c’è il collasso".

Al termine del discorso del Rettore viene inscenato un singolare botta e risposta. Goliardi e Coro dell’Alma Mater si fronteggiano a suon di Gaudeamus igitur. Poi prende la parola il Ministro Pierluigi Bersani che si presenta subito come parte della comunità: "Questa è anche la mia Università a cui devo una parte di quello che sono". Il Ministro fa un excursus sui cambiamenti economici che dagli anni Novanta stanno modificando gli equilibri mondiali. Avanza proposte concrete per far sì che "il sistema delle imprese e quello della ricerca non continuino a camminare su binari separati". Crediti di imposta per le imprese che sviluppano progetti con l’università e la nascita di progetti fortemente orientati all’innovazione tecnologica: sono gli ingredienti della sua ricetta. Il tutto riconoscendo agli atenei un importante ruolo nello sviluppo del paese: "all’Italia non mancano potenzialità, spesso manca la capacità di esprimerle. E tale risveglio civile, morale e intellettuale del paese non può che passare attraverso senso civico, fedeltà fiscale, cultura e conoscenza. L’Università, pur con i problemi di cui soffre, è chiamata a svolgere un ruolo da protagonista", conclude il Ministro.

Di seguito, secondo il cerimoniale, gli interventi del rappresentante degli studenti, Piergiacomo Sibiano e del rappresentate del personale tecnico amministrativo, Mario Rampioni.

Chiude la cerimonia la prolusione del professor Emilio Pasquini dedicata a Carducci, di cui l’anno prossimo verrà celebrato il primo centenario della morte. "Sono grato alla mia Università che ha voluto affidarmi la prolusione dell’anno accademico 2006-2007, ultimo del mio insegnamento" ha esordito il docente di Letteratura italiana. Un intervento non "sterilmente laudativo", il suo ma una storia articolata del Carducci studioso, maestro, giornalista , politico, prosatore e poeta e soprattutto incentrato sulla sua eredità. "Oggi in età mediatica, il mondo di Carducci si pone sotto l’insegna dell’inattualità" afferma Pasquini. Lui, Carducci, energico sperimentatore, rischia troppo presto di essere messo in soffitta. Al contrario, sostiene Pasquini, "se le sorti del nostro paese e la sua crescita si giocano sulla cultura, cioè sull’istruzione e sulla ricerca, il paradigma carducciano rischia di diventare di forte attualità".